Non potendo contare sulla stabilità meteorologica, oramai imprevedibile e mutevole in maniera irregolare, le nostre battute di pesca sono spesso all’insegna di condizioni difficili e a volte estreme. Per questo motivo, se vorremmo risultare vincitori è fondamentale sapere come affrontarle.
mare molto mosso, spettacolo unico e affascinante, rappresenta sempre una ghiotta opportunità per sfidare con la nostra tecnica la forza della natura.
Andare in spiaggia, quando la maggior parte dei pescatori ripone le canne in attesa di condizioni più soft, è una grossa soddisfazione.
In queste occasioni la cattura della preda diviene il fine di un insieme di strategie tenaci e ostinate intuizioni, e se anche non dovesse arrivare, poco importa, l’importante è essere lì, a provarci, riscoprendo il gusto del confronto estremo (non demoralizzatevi mai!).
Dalle parole alla pratica, il passo è però difficile. Le onde si abbattono con fragore sulla battigia, il vento ci colpisce in volto, e mentre ripensiamo ad una comoda battuta di pesca alla mormora, siamo sul punto di tornare indietro. Poi uno sguardo alle cannette da beach ledgering, un sospiro, e poi via, a sfoderare una potente due pezzi o una tre pezzi di nuova concezione. Nella cassetta si trovano spike da 170 grammi lucidi, segno che non hanno conosciuto l’acqua, quello 0.50 usato solo per gli shock leader…ma ormai è fatta, i primi timori sono superati, si guardano i frangenti con un sorriso… praticamente siamo pronti alla sfida!
L’estremo rimedio Le canne saranno lunghe dai 4 metri ai 4 metri e mezzo, con range di potenza anche oltre i 200 gr, possibilmente con azioni di punta. Le Rip sono insuperabili, ma anche le potenti tre pezzi con azione semi ripartita sono ottime per lo scopo. I mulinelli saranno a bobina ampia, imbobinati con nylon dello 0.35/0.45 e recanti uno shok leader dello 0.70. I monofili conici si faranno apprezzare se vi sono alghe in sospensione, anche se spesso uno 0.45 nel mulinello potrebbe essere la soluzione ideale per evitare il parastrappi e il relativo nodo di giuntura.
In ogni caso, se opteremo per la prima soluzione, lo shock leader dovrà essere lungo almeno una quindicina di metri, questo per averne avvolte qualche spira nel mulinello quando un’eventuale e auspicabile grossa preda allamata si trovi nel gradino di risacca e dovremo cercare di spiaggiarla. Agiremo così in sicurezza potendo contare sulla tenacia di un filo più robusto.
Terminali : Il terminale in assoluto più efficace in condizioni di massima turbolenza, è un canonico e robusto “Short Rovesciato”. Piombo da 170 grammi di dimensioni e forma adeguate alla circostanza, uno spezzone madre da un metro dello 0.50/0.60, e uno snodo a tre vie. Il bracciolo sarà proporzionato alle prede che intendiamo insidiare: 0.35 e amo n° 4 o 2 per i grossi saraghi, dall’ 1/0 al 4/0 per i sogni più proibiti.
Prede nella tormenta : I saraghi dunque sono tra i clienti abituali, ma nella turbolenza potrà capitare di tutto. Le grosse spigole infatti, sfidano le correnti della risacca per cacciare a ridosso del gradino, e si dimostrano ben disposte ad abboccare a succulenti e invitanti bocconi. Anche l’ orata, solitamente di cilindrata importante, meno paziente del previsto, potrebbe “grufolare” nella tempesta e regalarci qualche minuto di adrenalina pura. E poi chi più ne ha più ne metta.
GUSTI FORTI PER PESCI DI CATEGORIA : L’esca deve essere più corposa e resistente possibile. Su di essa i granelli di sabbia spinti dalle onde effettueranno un logorio continuo, e se l’innesco non risulterà ben fatto, ci ritroveremmo l’amo ripulito nel giro di pochi minuti. La sardina rivoltata sarà quanto di meglio si possa proporre per tentare il colpaccio per la regina o per qualche bel serpentone in caccia diurna. Razze e qualche palombo sulle spiagge profonde potranno rappresentare delle gradite sorprese. Il calamaro, innescato a seconda delle dimensioni e delle nostre ambizioni, intero o a strisce, è un’altra esca a cui dare fiducia. I vermi non saranno presi in considerazione, ad eccezione di qualche corposo bibi.
Supertecnica in movimento : Rispetto ad una canonica battuta di surf casting, il mare in condizioni proibitive va affrontato con una sola canna, mantenuta in mano per gran parte del tempo, e bisogna essere pronti a spostarsi per sondare varie tratti di mare. La pesca, prevalentemente diurna, al contrario sarebbe ingestibile per ovvie ragioni, consisterà nel lanciare controvento fin dove le nostre capacità e le condizioni ci permetteranno. A questo punto, anziché riporre la canna nel picchetto, la terremo in mano abbassata.
ONDE ALTE AVVERSE ED ALLEATE : Sulla lenza si abbatteranno le onde, ma questo è comunque l’unico sistema per rimanere in pesca. Con la canna asseconderemo il respiro del mare, ora concedendo lenza, ora recuperando, effettuando delle strisciate sul fondo. Di tanto in tanto effettueremo delle pause di qualche minuto, per poi riprendere il lento recupero. Una volta che il terminale sarà fuori, controlleremo l’integrità dell’innesco e ripeteremo l’operazione, magari spostandoci qualche decina di metri. Cammineremo sempre paralleli alla battigia, fin quando non incontreremo le zone di mangianza. Nonostante i sussulti della vetta dovuti alle onde, l’abboccata anche se un po’ falsata sarà inconfondibile, e il recupero entusiasmante. I pesci sfrutteranno le correnti per amplificare la loro forza, e se trattasi di pesi importanti non sarà facile farli superare il gradino di risacca. Le onde dovranno aiutarci nelle “spiaggiate” più difficili. Tirare fuori dal suo elemento una spigola di svariati chilogrammi non è un’impresa semplice anche se il serranide non è un combattente nato, e un’azione di forza potrebbe compromettere la cattura.
Dosando il recupero lasceremo che sia la forza del mare a spiaggiare i nostri desideri, e se sbagliamo i tempi, e la corrente risucchierà la nostra preda proprio sotto i nostri piedi, dovremo concedere lenza facendo ritornare il pesce nel suo elemento e riprovare.
Mai in questi casi instaurare un tiro alla fune, perderemmo quasi sicuramente il confronto.
Provare è l’unico modo per capire le particolari emozioni che queste situazioni riescono a dare al di là di tutto.
Un grande spolvero del Surf Old Style, alla vecchia maniera, tecnicamente entusiasmato da attrezzature e concezioni moderne.
Non c’è spazio per i compromessi, né per chi preferisce il calmo e monotono “piatto da mormore”.
Le grandi emozioni ed i grandi risultati si raggiungono sempre e solo pensando in grande, non dimenticatelo mai!!.
Questo articolo è stato scritto da:
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Classe 1974,Perito Meccanico, Master al M.I.T. ,pesca dalla spiaggia dal 1987, come mentore ha Alberto Belfiori.
La passione che ha per il Surf Casting, come filosofia di vita, lo portano allo studio e alla sua divulgazione.
Appassionato delle canne a Ripartizione di Potenza e dei mulinelli a tamburo rotante.Considerato “Old Style”, per la sua attrezzatura e per l’approccio mentale, fanno di lui un riferimento storico.
Nei primi anni 90, si avvicina anche al mondo del Long Casting con buoni risultati, il suo record personale ottenuto con la DAIWA WKT 12’ e lancio pendolare è stato di 216m.
Pesca nell’oceano Pacifico in California; nell’ Atlantico alle Canarie, Costa d’Avorio, Ghana, Namibia, Sud Africa ed in Mauritania dove, partecipa alla Coppa Internazionale Mitchell Air Afrique a Nouadhibou.
E’ stato detentore di un record mondiale IGFA, classe 6Lb. Ha collaborato con la Rivista Surf Casting Magazine.
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